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La scommessa del Rossese bianco, vitigno antico riscoperto

Oggi vi vogliamo parlare di un vitigno unico nelle sue peculiarità, conosciuto da pochi appassionati di varietà rare: il Rossese bianco.
Il suo nome deriva dal colore ambrato tendente al rosa che caratterizza il grappolo ormai giunto a maturazione, condizione che viene raggiunta verso fine settembre-inizio ottobre.

Questa varietà la si trova proprio qui a Monforte d’Alba, a far capolino tra le vigne di Nebbiolo che ne fanno da padrone.

Arrivato originariamente dalle Cinque Terre in Langa, verso la metà dell’800 è considerato un vitigno autoctono, proprio perché presente sul territorio da più di duecento anni

Le motivazioni del suo abbandono possono essere ricercate tra le caratteristiche fruttifere che contraddistinguono questo vitigno; in particolar modo la sua non sempre costante quantità produttiva.

C’è da sottolineare invece gli aspetti positivi che diversificano questa tipologia da molte altre: l’ottima quantità e qualità zuccherina presente nell’acino, una buccia spessa e un grappolo compatto.
Peculiarità che si riflettono nella produzione di un vino dal colore giallo paglierino, con un bouquet sicuramente molto fruttato.
Quello che sorprende al palato è sicuramente una spiccata mineralità e sapidità che tendono a mantenersi inalterate anche dopo anni di invecchiamento in bottiglia. Caratteristica non così scontata per un vino bianco.

Ma la ricchezza di questa particolare varietà non si manifesta solo nella bottiglia.

Il Rossese Bianco è strettamente legato alla tipicità del territorio, contraddistinto da caratteristiche uniche, segno di una perfetta integrazione tra vitigno ed ambiente. Aspetti difficili da trovare in altri luoghi e quindi impossibili da imitare.

L’Italia vanta un ricco ventaglio di biodiversità vitivinicole davvero preziose che purtroppo, per accontentare palati e gusti sempre più standardizzati, si stanno via via abbandonando.
Per evitare l’omologazione e quindi la produzione di vini simili derivati dai più che noti vitigni internazionali, è fondamentale puntare su coltivazioni locali che parlino, grazie ai loro tratti caratteristici, della storia del loro territorio.

Ben venga dunque la valorizzazione di prodotti tipici, la ricerca della peculiarità dei gusti, dei profumi e dei sapori!

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