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Fattore D nel mondo del vino. Le donne diventano ambasciatrici di un vino sostenibile ed etico

L’universo femminile ha assunto un ruolo centrale nell’ambiente enologico e questo ha conferito un valore aggiunto per il Made in Italy; scopriamolo attraverso le testimonianze di alcune Signore del vino che raccontano da vicino le loro esperienze

8 Marzo, Festa della Donna, tanti traguardi raggiunti e tante nuove strade ancora da percorrere: una di queste ci porta in un mondo che da sempre è tradizionalmente maschile: il mondo del vino. 


Alla soglia del terzo millennio il vino si tinge di rosa, la sua immagine appare femminilizzata, le donne negli ultimi decenni infatti hanno incominciato a rapportarsi più consapevolmente con il settore, sia come consumatrici, che ricoprendo ruoli lavorativi come sommelier, enologhe, giornaliste e produttrici.
L’immagine di una donna che a tavola sceglie il vino ci dà la conferma che stia raggiungendo l’emancipazione e i traguardi che si merita all’interno di questo universo.

Sono infatti le donne della generazione Millenial che per i nuovi stili di vita, fattori generazionali o motivazioni legate a ruoli professionali hanno trovato un grande interesse per il vino, con la consapevolezza di cosa ricercare nel prodotto, aspetto interessante in termini di evoluzione.

Gli esperti di marketing stanno infatti constatando come le consumatrici stiano influenzando positivamente la crescita e l’evoluzione dell’intera categoria produttiva, indirizzandola a una migliore qualità che si traduce in ricerca di gusti e valori ben precisi contraddistinti dalla cura e attenzione alla produzione.

Come e perché le donne valorizzano il mondo del vino?

Non solo status symbol, le donne sono vere e proprie esperte, estimatrici di un vino di qualità che esprima i valori in cui credono, ed è per questo che scelgono produzioni etiche, attente all’ambiente e al consumatore, e in questa loro scelta sembrano prediligere i vini delle produttrici che incarnano questi valori.

La donna è finalmente riconosciuta come sinonimo di forza, personalità e coraggio, lo stesso coraggio che ha spinto molte donne ad intraprendere una carriera all’interno di questo settore: infatti sta crescendo sempre di più il numero di cantine guidate al femminile in Italia, all’estero e anche nel territorio piemontese.

“Creare innovazione dai valori”

Questo potrebbe essere lo slogan di molte delle produzioni femminili che grazie a metodi e scelte stanno delineando l’evoluzione del vino Made in Italy in termini di valorizzazione.
Queste imprenditrici hanno tutte un fattore in comune: l’amore che le lega alla loro terra e la passione per le loro aziende nelle quali incarnano quei valori citati di sostenibilità ambientale che le porta ad adottare una filosofia green.
Infatti alla base del metodo e delle scelte vi è il forte senso di rispetto che spinge le produttrici a scegliere metodi di produzione a basso impatto ambientale, fare scelte ecologiche ed ecosostenibili per rispettare la natura e la salute del consumatore finale; d’altronde una delle caratteristiche femminili più belle è proprio la sensibilità.

La stessa sensibilità è il cuore pulsante dell’impresa di una Donna del Vino, Sara Vezza, conduttrice della cantina Josetta Saffirio, che parla del suo vino anche come responsabilità sociale, dimostrata attraverso il rispetto del territorio, la cultura del riciclo e partecipando a numerosi progetti di tutela ambientale.

Sara e le altre produttrici sono le pioniere di un cambiamento culturale che sta guidando e trasformando le imprese vinicole, portando cambiamenti e innovazione nei metodi di produzione e nelle filosofie aziendali, incarnando proprio quei valori che gli stessi consumatori del nuovo millennio ricercano.

Il grafico mostra i fattori più importanti che spingono le professioniste dal vino a contribuire allo sviluppo della cultura del vino.

(Fonte “Vent’anni di Vino Italiano Femminile: un valore per il futuro”)

Il vino diventa un’esperienza emozionale tangibile

Le donne del vino sanno gestire le loro produzioni inserendo innovazione e competitività sempre in modo armonico, attente a sollecitare nel consumatore finale un’interpretazione del vino in chiave emozionale.

Basti infatti vedere come infatti la maggior parte delle cantine dirette da donne producano vini di qualità (alta percentuale di DOC e DOCG), siano rispettose dell’ambiente circostante e pongano grande attenzione al consumatore finale che viene coinvolto in diverse attività come visite in cantina, iniziative ed eventi, che gli permettono così di vivere vere e proprie esperienze nel mondo del vino.

Il vino è esperienza e le donne, che sanno farne tesoro, si sono appropriate della sapienza e della conoscenza antica per condurci all’interno di questo universo, avvolgendoci nelle sensazioni, profumi e valori che ci vengono offerti.
Le cantine guidate da donne sono un esempio da seguire da tutto l’ambiente enologico.

Tre professioniste del vino e una wine lover che si raccontano

Abbiamo fatto alcune domande a tre donne coinvolte nel settore tra cui la produttrice Sara Vezza, ufficialmente riconosciuta Donna del Vino dall’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, Roberta Lanero docente e sommelier,  Erika Mantovan giornalista e sommelier e l’appassionata Giuliana Preti Primario di Otorinolaringoiatria Ospedale koelliker di Torino.

Sara Vezza

In veste di produttrice di vino qual è il fattore D legato alla tua persona che maggiormente ti guida nelle scelte che ogni giorno fai per la tua azienda vitivinicola?
“In realtà sono un maschio mancato: assurdo dirlo forse!
Ma in azienda sono l’unica donna, il mio team è tutto al maschile.
Mi rendo conto che ci sono corde che solo la sensibilità femminile è in grado di toccare e per questo mi riconosco molto nel mio essere Donna.”

Qual è stata la motivazione più profonda che ti ha spinto a voler essere una produttrice donna?Principalmente l’esempio di mia madre. Fin da bambina sognavo di essere come lei, mamma, donna bellissima, carismatica e in carriera, e poi l’amore per questa terra che sento dentro con un senso profondo di appartenenza e devozione.”

Ti ha mai spaventato il fatto di essere donna all’interno di un mondo prettamente maschile? Hai mai dovuto affrontare situazioni difficili per questo?
“Situazioni difficili non direi, ma generalmente sono o ammirata oppure odiata: non è facile rapportarsi con una donna determinata!”

 Perché hai scelto di adottare una filosofia green? Qual è il valore più forte che ti ha spinto verso questa scelta?
“Principalmente per un fattore di rispetto che è generato dall’amore profondo per la mia terra: mi sento parte di essa, con radici che scendono giù in profondità.
Io poi sono la prima che va in vigna e beve il proprio vino, quindi il rispetto lo devo anche a me stessa!”

Parlando di rispetto dell’ambiente hai progetti per il futuro?
“Con altre produttrici stiamo progettando un sistema di recupero dei rifiuti per il nostro comune, che abbia una ricaduta sociale e ambientale; si tratta di trasformare carta, plastica e scarti di lavorazione organica in qualcosa che abbia un’utilità per la comunità. Ci stiamo lavorando…”

In che modo fai vivere l’esperienza del vino ai tuo clienti?
“Circa due anni e mezzo fa è nato Adotta Un Filare un’iniziativa per fidelizzare i clienti e invogliarli a tornare in Cantina.
Nei mesi la comunità di Adottanti si è arricchita e oggi siamo una famiglia di quasi 100 persone.
Per me è bellissimo poter raccontare aspetti più tecnici del mio lavoro, assaggiare insieme a loro il vino in evoluzione e spiegare nel dettaglio i progetti che ci animano!”

In occasione dell’8 Marzo con quale vino brinderai a tutte le donne?
“Champagne tutta la vita!”

Roberta Lanero

Da professionista ritieni che ci siano vini più in grado rispetto ad altri di raccontare il territorio e di piacere maggiormente alle donne?
“Certamente ogni vino a denominazione racconta un territorio specialmente se reca menzioni particolari in etichetta come vigna, cascina, comune ecc.
Per ciò che riguarda il vino che piace maggiormente alle donne penso che sia necessario dividere il pubblico in due parti. Da una parte vi è un pubblico “acculturato” che non si fa influenzare da mode, pubblicità e da brand famosi reputati per questo di qualità superiore; e dall’altra parte in contrapposizione c’è un pubblico che si fa trainare dal vino più di moda in quel momento, come nel caso del prosecco o “le donne e il vino rosso.”

Erika Mantovan

Come ti sei avvicinata al mondo enologico?
Che domanda! Le emozioni che il vino scaturisce in me sono fantastiche e imparagonabili; ricordo che già al tempo del liceo ero interessata a questo mondo, amavo sorseggiare un bicchiere di vino durante l’aperitivo e all’epoca sull’annuario scolastico feci scrivere “In vino veritas” come motto per descrivere chi fossi.

La passione esplose poi qualche anno dopo, nell’estate in cui lavoravo in un albergo di Courmayeur, soprattutto grazie alle domande che i turisti mi facevano sul vino che gli versavo, che mi spinsero ad approfondire le mie conoscenze, facendomi così addentrare meglio nell’ambiente.
Rimasi fin da subito colpita dalla vastità di questo mondo, e dalla sua continua evoluzione in cui la mia persona si rispecchiava molto. Decisi allora di iscrivermi ai corsi per diventare sommelier; anche i miei viaggi in Francia tra Champagne e Bordeaux e in Portogallo furono viaggi di formazione.
In quegli anni aprii anche un blog di vino.

Lo stimolo più importante alla mia carriera mi fa dato da Marco Zamperini, un genio della comunicazione come mi piace definirlo, che durante un evento organizzato da Carlo Vischi mi disse di far tesoro delle mie idee e di trovare le persone e le occasioni giuste per realizzarle!
Queste sue parole mi servirono per capire quale fosse la direzione che volevo prendere all’interno del settore: capii che la mia vocazione più grande fosse quella di raccontare il vino attraverso le emozioni che è in grado di trasmettere.

Perché hai scelto di lavorare in questo settore? 
Spesso mi capita di pensare che sia stato lui a scegliere me; le volte in cui mi sono allontanata dal vino dopo poco tempo mi sono ritrovata ancora più coinvolta.
Era il 2010 quando mi laureai in Economia, Gestione e Valorizzazione del Turismo con una tesi di ricerca sull’etichettatura del vino e l’effetto moltiplicatore di reddito che questo ha nel territorio grazie al QR code.
Dopo la laurea iniziai a lavorare in un centro media dove imparai moltissimo sulla comunicazione del vino.
Essendo uno spirito libero decisi di iniziare a lavorare per conto mio collaborando così con cantine, consorzi turistici etc; fino a che nel 2012 incominciai un’importante collaborazione con un importatore – distributore di vini, tutt’ora seguo la parte loro commerciale.

La formazione, le esperienze e vivere ogni giorno con la consapevolezza di ciò che il mondo mi offre mi permettono di continuare a crescere e imparare; confrontarsi con personaggi del vino, visitare una cantina o semplicemente leggere un’etichetta sono per me fonte di ispirazione e conoscenza.

 

Giuliana Preti

Qual è l’aspetto che più l’affascina del vino e la fa essere una winelover?
“Parlo da winelover, non da medico: per me, il vino è un compagno di vita nei momenti tristi e in quelli allegri. Ti toglie quel finto strato che magari neanche tu sai che stai indossando in quella giornata. Ottimo alleato di cibo, amicizia e amore.
Se poi devo parlare da medico, il resveratrolo è un potente antiossidante. E il vin brûlé lo consiglio a tutti i miei pazienti con il raffreddore! “

Fornite alle donne occasioni adeguate e le donne potranno fare tutto. Oscar Wild

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