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Langhe in estate. Vino e umanità

Ci sono momenti in cui la città e la routine diventano strette. Tra le email, il traffico e i rumori di fondo, nasce un bisogno semplice e potente: rallentare.

Respirare. Uscire.

E allora si prende una macchina, si seguono le curve delle Langhe, e si arriva dove la terra profuma ancora di terra, dove il vino non si produce soltanto: si vive.

Sabato 19 luglio è stato proprio questo: una pausa reale.

Una lunga tavolata in mezzo alla natura, con persone che fino a un attimo prima non si conoscevano, e che a fine serata si chiamavano per nome, si scambiavano il calice e magari anche una risata complice.
Tutti con le loro vite, ma tutti con una cosa in comune: la passione per il vino e per la vita vera, analogica, autentica.

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Il ritmo lento e intenso della giornata

L’accoglienza in cantina è cominciata con calma. Un aperitivo fresco e la vista delle colline che si aprivano davanti agli occhi come un invito.

Qualcuno si è sistemato sui divanetti dell’accoglienza, godendosi finalmente il silenzio dopo ore di autostrada. Altri hanno messo il telefono in modalità aereo, gesto liberatorio di chi decide di staccare davvero. I bambini correvano a giocare liberi.

Langhe in estate: tra i segreti della vigna con l’agronomo

Il Dott. Matteo Monchiero, agronomo, ha guidato il gruppo tra i filari nel pieno della stagione vegetativa. Le pareti fogliari complete, i grappoli definiti, il silenzio rotto solo dalle cicale e dalle domande curiose degli ospiti.

“Guardate questa foglia. Il modo in cui si orienta verso il sole ci dice tutto sulla salute della pianta”.

“E questo profumo di terra dopo la pioggia di ieri? È l’humus che si attiva, nutrimento puro per le radici.”

I grappoli dicono molto: la dimensione degli acini, il colore che iniziava a virare, la consistenza al tatto. “L’invaiatura è iniziata, è il momento in cui l’uva cambia colore e inizia davvero a diventare vino.”

È stata una camminata, ma anche un ascolto: della natura, delle parole, dei gesti che parlano di cura quotidiana e pazienza contadina.

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L’esperienza del test drive

Questa è stata la novità dell’estate: scoprire le Langhe al volante delle auto messe a disposizione da Gino S.p.A.

La strada che si snoda tra i filari, sale verso panorami che improvvisamente si aprono come finestre sul mondo, le discese tra paesi di pietra e curve che invitano a rallentare per godersi il paesaggio. Un lusso.

Una delle ospiti, mentre parcheggiava la Mercedes AMG dopo aver percorso le strade che collegano i cru più famosi, rifletteva su come quello fosse un modo completamente diverso di leggere il territorio, perché si ha il tempo di vedere come ogni collina mostri davvero la sua personalità.

Così si riscopre il piacere del viaggio, quando la meta è importante quanto il percorso per arrivarci.

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La Sicilia in Piemonte

Al rientro, i sapori del Sud hanno abbracciato le colline del Nord.

Lo chef Giulio Marino del Ristorante Mirò ha costruito un ponte gastronomico tra due tradizioni, creando un menù che si raccontava con tutti i sensi.

Prova a immaginare:

  • Il primo sale al pistacchio che si scioglie cremoso sul palato, mentre il salamino siciliano crea contrasti sapidi perfetti con il miele di acacia, dorato e profumato.
  • La caponatina di melanzane, densa di basilico fresco e pomodori maturi, su focaccine ancora tiepide che rilasciano vapore aromatico.
  • Gli arancini fumanti, con il ragù classico che esplode al primo morso.
  • La parmigiana della nonna, ma con le mani di uno chef.
  • E i cannoli alla fine? Croccanti, pieni, con quella ricotta che ti fa chiudere gli occhi per un secondo in più.

Il vino ha accompagnato ogni portata.

Bollicine di Nebbiolo, il super estivo Langhe Rosato, la Barbera d’Alba Superiore e infine un grande classico: il Barolo del Comune di Monforte.

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Le Langhe d’estate: un posto dove succedono cose

La tavola era unica, lunga, condivisa. Tutti erano lì per stare. Per partecipare. Quando una nuvola ha minacciato pioggia qualcuno si è alzato senza pensarci due volte e ha aiutato a stendere i teli sulle plance. Nessuno si è tirato indietro. E alla fine, si è sparecchiato insieme, come si fa a casa di amici.

Il nostro obiettivo non è mai stato quello di costruire esperienze patinate o momenti da cartolina. È raccontare la vita vera, quella che nasce spontanea.

Chi si è tolto le scarpe per sentire meglio la terra, chi si è messo il cardigan sulle spalle perché la sera, lì in mezzo ai filari, l’aria si fa fresca. Chi ha riso quando il vento ha fatto volare un tovagliolo.

Tutto reale. Tutto normale. Tutto bellissimo.

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Tornare dove si è stati bene

Vivere qualcosa di autentico oggi sembra quasi rivoluzionario. Autentico non è solo sinonimo di “vero”.

È contatto. È tempo. È condivisione.

Autentico è conoscere chi produce il vino che bevi. È fare domande, sentire le risposte, guardare negli occhi. È vedere che c’è una famiglia dietro. È entrare in cantina come se fosse casa. Toccare le botti. Annusare il profumo del vino che riposa.

È aiutare a tirare un telo se piove, è avere i piedi un po’ sporchi di terra, è sentirsi parte di qualcosa che va oltre il semplice collezionare una bottiglia.

È Sara che racconta la storia di ogni vigna mentre cammina tra i tavoli, è sua figlia che cresce tra i filari e impara che l’ospitalità è un gesto naturale.

E adesso?

Chi c’era, lo sa. Chi non c’era, forse se lo immagina.

Quello che è certo è che la prossima volta puoi esserci anche tu.

Iscriviti al nostro Wine Club per ricevere i prossimi inviti. È la tua occasione per vivere esperienze autentiche. Quelle che restano.

Tra i filari, sotto le stelle, con un calice in mano e nomi che diventano volti familiari.

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