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Non la solita escursione nelle Langhe: a piedi nel cuore della biodiversità

Ci sono giornate che non si dimenticano.
Non per quello che succede, ma per come ci si sente mentre accade.

Sabato 24 maggio è stata una di quelle giornate: un momento dedicato a chi ha scelto di non essere semplice spettatore, ma parte viva della nostra storia.
Abbiamo accolto voi Adottanti per un’esperienza che è stata, prima di tutto, un atto di attenzione: alla terra, alla bellezza, al tempo lento delle cose vere.

Tutto è cominciato con una escursione nelle Langhe diversa dalle altre, fuori dai sentieri battuti, in un luogo che per noi ha un significato profondo.

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Un’escursione nelle Langhe tra orchidee spontanee e silenzi autentici

La mattina era limpida, l’aria leggera di pioggia recente. I primi a raggiungere la cantina sono arrivati con passo rilassato, come si entra in un luogo che si conosce già.

Che pace… si sente solo il vento e qualche ape impegnata”.

Dopo un breve saluto, ci siamo messi in cammino. Destinazione: l’Osservatorio Naturalistico di Bossolasco, un angolo nascosto tra i colli, dove la biodiversità non è solo visibile, ma viva e pulsante.

Qui, tra orchidee spontanee, piante officinali, api selvatiche e funghi del sottobosco, l’equilibrio si costruisce silenziosamente, fatto di connessioni invisibili e alleanze naturali che resistono solo dove l’intervento umano sa fare un passo indietro.

L’Osservatorio è un esempio concreto di come un paesaggio possa diventare rifugio e teatro di biodiversità, anche in territori coltivati.

Le orchidee selvatiche – come la Ophrys fuciflora o la Anacamptis morio – sono solo la parte più visibile di un equilibrio complesso, in cui insetti impollinatori, funghi, e specie vegetali autoctone convivono e si sostengono a vicenda.
Mentre camminavamo tra i sentieri erbosi, le voci si abbassavano spontaneamente. È la natura che lo chiede: un tono più morbido, uno sguardo più attento.

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L’Alta Langa a passo lento

Accanto all’Osservatorio si apre una strada panoramica che segue il crinale della collina.
La vista si allunga fino al confine con la Liguria, e tra una curva e l’altra si infilano filari, noccioleti, silenzi.

Sembra un disegno fatto da chi ama le cose ordinate ma non troppo. È la Langa che non vedi passando in macchina”.
È vero: a piedi, tutto cambia ritmo. I dettagli emergono, le storie si legano a ciò che vedi, a ciò che tocchi.

È il paesaggio che ti parla, se lo lasci fare.

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Il significato di questo luogo per Saffirio

L’Osservatorio è oggi parte della nostra realtà.
Da quando Edoardo Monticelli — agronomo, custode e amico — ci ha affidato la gestione di questo spazio straordinario, lo consideriamo una seconda casa.
Un luogo che riflette la nostra visione: quella di un paesaggio vivo, condiviso, che va protetto tanto quanto coltivato.

Lavorare con e non contro la biodiversità significa accettare ritmi più lenti, accorgersi dei dettagli invisibili, e abbandonare l’idea che la natura debba “mostrarsi” per valere qualcosa.
Questo approccio è alla base dei nostri vini e del nostro modo di coltivare. Crediamo in un’agricoltura che sappia ascoltare l’ecosistema, rispettarne i tempi e sostenerne l’equilibrio, invece di forzarlo.

Non è un caso se molte delle nostre etichette nascono proprio da qui.
I nostri vini, dal Barbera d’Alba Superiore al Langhe Nebbiolo, portano con sé l’identità di queste colline. Le orchidee che illustrano le bottiglie sono un omaggio alla natura e un’estensione della nostra filosofia.

Ci ricordano che la bellezza richiede tempo, silenzio, pazienza. Che ciò che è raro va curato, non accelerato.
E che si può coltivare un’identità estetica senza mai separarsi dalla terra.

Questo è il cuore di Josetta Saffirio: un vino che non vuole solo essere bevuto, ma riconosciuto, ricordato, raccontato.
E l’Osservatorio diventa parte integrante di questo racconto.

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La nuova sala degustazione: il brindisi di quasi estate

Dopo la passeggiata, siamo tornati in cantina. Ma non era quella di sempre.
Ad accoglierci c’era la nuova sala degustazione, finalmente aperta.
Un ambiente che abbiamo immaginato e costruito con cura.

Il pranzo è stato un momento conviviale e rilassato, tra piatti stagionali, conversazioni leggere e assaggi dei nostri vini.
Dall’insalata di faraona con cipolla confit, fino al bunet bianco con nocciole e caramello salato, tutto raccontava la Langa con equilibrio e carattere.

Qui si mangia come si cammina tra i filari, senza fretta e con il tempo giusto”.

La sala degustazione è pensata proprio per questo: per far rallentare, per ascoltare i dettagli, per assaporare ciò che spesso si dimentica.

Il senso d’appartenenza

Non è facile spiegare cosa significa davvero adottare un filare.
Non è solo un gesto simbolico, e non è neppure un investimento.

È una dichiarazione di cura.

Di voler essere parte di qualcosa di autentico, di riconoscere la terra come qualcosa che ci riguarda.
Durante questa giornata, più di una persona ha chiesto: “Posso vedere il mio filare prima di andare?

E ogni volta è successo qualcosa di speciale.
Un momento privato, silenzioso, quasi rituale.
Una mano che tocca una foglia, una foto scattata come per ricordare: sono venuto, ti ho visto, tornerò.

Essere Adottanti significa questo: avere un posto a cui tornare, che cambia con le stagioni ma resta fedele nel suo significato.
Un luogo dove ogni visita è un ritorno, e ogni bottiglia racconta anche una parte della tua storia.

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Come vivere la tua escursione nelle Langhe con noi

Questa giornata era solo l’inizio.

La sala degustazione è aperta, l’Osservatorio è vivo, e i filari — come sempre — vi aspettano.
Tornate quando volete.
L’escursione non è solo un modo per vedere un paesaggio diverso, ma per comprendere cosa lo rende vivo. E a volte, la parte più preziosa è proprio quella che non si vede.

[Esplora le nostre esperienze]

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